
Cosa sono i biocarburanti per auto?
Il termine “biocarburante” è molto generico e indica una sostanza utilizzata per alimentare un motore (combustibile) ma di provenienza più ecologica rispetto ai derivati del petrolio. L’origine deve essere naturale e più “verde” rispetto a benzina, gasolio o GPL. La ricerca di combustibili verdi è pluridecennale e si è sviluppata in due fasi fondamentali: prodotti di origine alimentare (prima generazione) e di origine non alimentare (seconda generazione):
Biocarburanti: la prima generazione
La storia dei biocarburanti comincia in modo paradossale: fu proprio l’ingegnere tedesco Rudolf Diesel a inventare un motore alimentato con olio di arachidi, nel lontano 1893! Dopo un secolo, derivati alimentari come l’olio di colza o di soia, oppure mais e canna da zucchero, sono tornati alla ribalta come possibili alternative ai carburanti tradizionali.
I vantaggi sono evidenti: meno inquinamento, maggiore facilità di produzione, potenzialmente illimitata e rinnovabile, con distanze ridotte per il trasporto dal produttore al consumatore. Gli svantaggi di questi combustibili stanno nel fatto che la loro produzione occupa terreni agricoli tolti alla produzione alimentare per la popolazione, con deforestazione, abbattimento della biodiversità e utilizzo intensivo di acqua.
Biocarburanti: la seconda generazione
Per superare i limiti dei carburanti di origine alimentare, la ricerca si è concentrata su materie prime diverse, tra cui i residui agricoli e i rifiuti organici. La lavorazione di scarti per produrre carburante ha un doppio vantaggio: alimenta il riutilizzo di materie altrimenti destinate al trattamento dei rifiuti e non toglie risorse all’alimentazione e alla disponibilità di acqua per la popolazione. Per contro, aumentano i costi di produzione, il che rende l’adozione di questi combustibili più difficoltosa nel tempo.
Cosa sono i biocarburanti del futuro?
I biocarburanti più moderni, chiamati anche e-fuel, ossia combustibili ecologici, sono carbon neutral, in quanto non aumentano la quantità globale di anidride carbonica. La Germania è all’avanguardia nella sintesi di idrogeno verde estratto dalla CO2. In Italia invece il mercato si è concentrato sullo sfruttamento delle biomasse per la produzione di biodiesel, con 1,7 milioni di tonnellate trattate.
Le biomasse utilizzate per la produzione di biodiesel vanno a miscelarsi con il gasolio tradizionale per abbattere le emissioni, dato che la normativa ancora non prevede un biodiesel puro al 100%, mentre la produzione di idrogeno punta soprattutto ai motori del futuro, alimentati appunto a idrogeno.
Estrazione e distribuzione: da dove vengono i biocarburanti?
Negli anni 2014-2020, l’Unione Europea ha investito nei progetti di ricerca e promozione dei biocarburanti, ma le politiche europee hanno subito svariati cambi di direzione, complice anche una diffusione molto rallentata e la disponibilità di biomasse, inferiore al previsto. I consumi energetici in Italia sono destinati per oltre il 30% al settore dei trasporti, con una presenza dei derivati del petrolio ancora superiore al 90%.
La programmazione europea prevede una quota del 14% per i biofuel entro il 2030, mentre l’Italia punta a un 22% di quota per le energie rinnovabili. L’obiettivo è decuplicare la quantità di biocarburanti prodotti, con l’effetto di riduzione anche dell’inquinamento dovuto alla distribuzione, dato che la produzione può essere localizzata più facilmente.
La produzione di biocarburanti in Italia
L’Italia punta a una maggiore quota di biometano da immettere nella rete di distribuzione del gas naturale (decreto 340 del 15/9/2022). A questa quota accederanno solo combustibili certificati come rinnovabili, i cui produttori usufruiranno di incentivi fiscali. Il biodiesel lavorato dalle biomasse risulta più costoso rispetto a quello derivato dagli oli vegetali e dai grassi animali, ma nel complesso è molto più sostenibile.
I vantaggi dei biocarburanti
Per un’auto moderna, l’utilizzo di carburanti meno inquinanti significa allungare la vita di molti autoparti interni, tra cui il filtro del gasolio dell’auto, in quanto il raffinamento avviene a monte e la distribuzione è più breve, quindi meno soggetta a contaminazione. L’utilizzo di materie di scarto per la produzione abbatte anche le difficoltà di smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Gli svantaggi del biocarburante
Per i prodotti di prima generazione, lo svantaggio principale era la produzione in competizione con il settore alimentare e idrico, ossia l’occupazione di suolo agricolo e lo sfruttamento di acqua. La seconda generazione, che ha risolto queste difficoltà, presenta la sfida di aumentare la distribuzione contenendo le spese di produzione per facilitare la diffusione e l’utilizzo da parte degli utenti.
Giudizio finale sui biocarburanti: pro e contro
Pensare un’auto che si alimenta con i derivati dei rifiuti urbani, non producendo anidride carbonica e risparmiando la vita di componenti meccaniche, come la pompa carburante diesel dell’auto, andando a inquinare molto meno, è un obiettivo molto allettante, un vantaggio che si riflette sulla qualità della vita e sulla sostenibilità a lungo termine.
Certamente, questo cambiamento epocale non avverrà solo per risparmiare sulle spes di sostituzione di un catalizzatore auto: ecco perché le amministrazioni locali e i governi europei incentivano la produzione e la distribuzione. Bisogna arrivare al punto in cui il biocarburante convenga “alla pompa”, favorendo il risparmio nelle tasche insieme all’effetto ambientale.
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